Il granchio blu è una specie di crostaceo originaria delle coste atlantiche del continente americano, che negli ultimi anni ha invaso il Mediterraneo, in particolare l’Adriatico e il Tirreno. Questo fenomeno ha suscitato molte reazioni tra gli esperti, i pescatori e i consumatori, che si chiedono se il granchio blu sia un problema oppure un’opportunità

Cos’è il granchio blu e come è arrivato in Italia

Il granchio blu, o granchio reale blu, scientificamente noto come Callinectes sapidus, è un crostaceo decapode che può raggiungere i 25 centimetri di larghezza e il chilo di peso. Ha un colore bluastro sul carapace e sulle zampe, e una macchia bianca sulle chele. Si nutre di vari organismi marini, tra cui vongole, cozze, crostacei, uova e pesci appena nati. Si riproduce molto velocemente, con una femmina che può deporre fino a 2 milioni di uova l’anno.

Il granchio blu vive normalmente nelle acque dell’oceano Atlantico, da dove è stato accidentalmente trasportato nel Mediterraneo attraverso le grandi navi cargo che raccolgono acqua in stiva per equilibrare il natante. Questa acqua, non filtrata prima di essere riversata nel mare a fine viaggio, ha liberato i granchi blu nei nuovi fondali, dove hanno trovato condizioni favorevoli alla loro sopravvivenza e alla loro espansione. Il primo avvistamento di granchio blu nel Mediterraneo risale al 2004 in Libia, mentre in Italia è stato segnalato per la prima volta nel 2015 in Puglia. Da allora si è diffuso lungo le coste italiane, soprattutto in Lazio, Veneto e Emilia-Romagna.

Granchio blu: perché è un problema?

L’invasione del granchio blu nel Mediterraneo sta sicuramente impattando in maniera concreta sia sull’ecosistema dei nostri mari che di conseguenza dell’economia che si regge sui prodotti del mare. Da un lato, il granchio blu rappresenta una minaccia per la biodiversità locale, in quanto predatore vorace e competitivo di altre specie autoctone: in particolare, il granchio blu si ciba di molluschi bivalvi come le vongole, che sono una risorsa importante per la pesca e l’alimentazione umana. Si stima che il danno economico causato dal granchio blu in Italia sia già attorno ai 100 milioni di euro solo per il settore delle vongole. Inoltre, il granchio blu è un problema perché può trasmettere malattie e parassiti ad altri animali marini, alterando l’equilibrio sanitario dell’ambiente.

Dall’altro lato però, il granchio blu può offrire anche delle opportunità di sviluppo e innovazione, dato che è una specie commestibile e pregiata, molto apprezzata nei paesi di origine dove viene consumata in vari modi: bollita, al vapore, grigliata o impiegata per preparare polpette, insalate o sughi. La carne del granchio blu è ricca di proteine, vitamine e minerali, ed è considerata una squisitezza culinaria. Il prezzo al chilo del granchio blu può superare anche i 100 euro, rendendolo un prodotto di nicchia e di qualità. Alcuni pescatori italiani hanno iniziato a catturare e vendere il granchio blu, creando una nuova fonte di reddito e diversificando la loro offerta. Alcuni ristoranti italiani hanno inserito il granchio blu nei loro menu, proponendo piatti originali e gustosi. Alcune start-up italiane hanno ideato progetti per valorizzare il granchio blu, sia dal punto di vista gastronomico che ecologico.

Come valorizzare il granchio blu dal punto di vista gastronomico

Una delle sfide principali per valorizzare il granchio blu dal punto di vista gastronomico è quella di far conoscere e apprezzare questo prodotto al pubblico italiano, che spesso lo ignora o lo rifiuta. Per questo, è necessario promuovere delle iniziative di sensibilizzazione e di educazione alimentare, che mostrino le qualità e i benefici del granchio blu, e che insegnino come cucinarlo e consumarlo in modo sicuro e sostenibile. Alcuni esempi di queste iniziative sono:

  • Organizzare degustazioni, eventi e festival dedicati al granchio blu, dove i consumatori possano assaggiare e acquistare il prodotto fresco o trasformato, e dove i cuochi possano mostrare le diverse ricette e modalità di preparazione.
  • Creare una rete di distribuzione e vendita del granchio blu, coinvolgendo i pescatori, i mercati, i negozi, i ristoranti e le piattaforme online, che garantiscano la tracciabilità, la qualità e la sicurezza del prodotto.
  • Sviluppare una certificazione o un marchio di qualità per il granchio blu italiano, che ne attesti l’origine, la freschezza e la salubrità, e che ne valorizzi le caratteristiche distintive rispetto ad altri prodotti simili.
  • Realizzare delle campagne di comunicazione e di marketing per il granchio blu, che ne esaltino il sapore, la versatilità e la ricchezza nutrizionale, e che ne raccontino la storia, la tradizione e l’innovazione.

Come valorizzare il granchio blu dal punto di vista ecologico

Un altro aspetto importante per valorizzare il granchio blu è quello di gestire in modo ecologico la sua presenza nel Mediterraneo, cercando di limitare i suoi impatti negativi sull’ecosistema e di favorire la sua integrazione con le altre specie. Per questo, è necessario adottare delle misure di monitoraggio e di regolamentazione della pesca e del consumo del granchio blu, che siano basate su criteri scientifici e che coinvolgano tutti gli attori interessati, come ad esempio effettuare delle ricerche e degli studi sul granchio blu, per conoscere meglio la sua biologia, la sua ecologia, la sua distribuzione e la sua dinamica nel Mediterraneo, e per valutare i suoi effetti sull’ambiente e sulle altre specie.

Altra strada sarebbe quella di stabilire delle quote e dei periodi di pesca del granchio blu, in base alla sua abbondanza, alla sua riproduzione e alla sua domanda, in modo da evitare il sovrasfruttamento della risorsa e il suo spreco, ed imporre contestualmente delle norme e dei controlli sulla cattura, sul trasporto, sulla conservazione e sulla trasformazione del granchio blu, in modo da garantire la sicurezza alimentare dei consumatori e il rispetto delle norme igienico-sanitarie.