Ancora un appuntamento – il 3 novembre a Castiglione del Lago – con la buona musica associata ai vini dei Colli del Trasimeno e ai sapori tipici.
Nello scorso week end la rassegna ha fatto tappa a Panicale, dove ha sede il Museo del Tulle e dell’Ars Panicalensis e l’affresco del Perugino “Martirio di San Sebastiano”.
Senza dimenticare una visita al Museo del Vetro nella vicina Piegaro…
Metti una giornata sul Trasimeno, alla scoperta dei suggestivi borghi che si arrampicano sulle dolci colline umbre affacciate sul lago di Annibale.
Metti anche la rilassante distesa di vigneti di Gamay, Grechetto, Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon che si stendono fieri al sole di questa terra, cullati dal microclima perfetto di umidità che gli regala la vicinanza con il bacino.
E magari una bella degustazione di vino e prodotti tipici del territorio direttamente in cantina o nelle aziende agricole, perchè qua nascono grandi vini, come la DOC Colli del Trasimeno e si aggiunge infine una buona dose di musica d’autore allora il mix è perfetto per una esperienza sensoriale a tutto tondo.
Anche quest’anno i Comuni attraversati dalla Strada del Vino Colli del Trasimeno hanno infatti scelto di sposare la manifestazione “Bianco, Rosso & Blues”, che si concluderà sabato 3 novembre con l’ultimo appuntamento, in programma a Castiglione del Lago a Palazzo Duca della Corgna, dedicato a Ilaria Graziano & Francesco Forni.
Ogni appuntamento è un viaggio tra i sapori tradizionali, l’arte, la storia e la cultura del territorio da scoprire man mano che si percorre la strada del Vino, avvicinandosi alla mèta.
Una cultura che si respira in primo luogo nelle cantine, dove fermarsi lungo il percorso per conoscere in anteprima luoghi e personaggi che fanno grande questa DOC, in crescita sia nei quantitativi sia in popolarità, tanto da candidarsi a diventare l’ambasciatrice dell’enologia umbra nel mondo.
Tuttavia, pur rappresentando una delle principali economie del territorio, il vino non è la sola eccellenza di queste terre e non è l’unico gioiello da scoprire lungo la Strada del Vino. Andando per cantine a sorseggiare il nettare di Bacco della DOC Colli del Trasimeno e scegliendo di percorrerla per il fronte più a sud del Lago ad esempio, ci si immerge in un itinerario culturale di grande effetto: siamo nelle terre del Perugino, del quale si possono trovare significativi riferimenti a Città della Pieve ma anche a Panicale, dove tra il XIV e il XV secolo fu eretta la Chiesa di San Sebastiano nella quale si trova una delle pitture più suggestive del celeberrimo pittore, ovvero il Martirio di San Sebastiano, ultimato dal Perugino nel 1505.
Sempre a Panicale poi, sorge anche un altro importante polo culturale: il Museo del Tulle. E non è un caso che si trovi proprio qui.
Lunga e varia è la storia di questo prezioso lavoro amanuense che fin dal Seicento fregiava i guardaroba e la passamaneria delle famiglie di estrazione sociale nobile o alto borghese, come lunga è la storia che lega questa arte a Panicale.
Nei documenti storici rinvenuti, si legge che il regolamento del Collegio per le Vergini di Maria in Panicale, fatto redigere nel 1750 da Mons. Virgilio Giannotti, Vescovo di Città della Pieve, prevedesse per l’Accettazione dell’Abito religioso, una dote per ogni ragazza consistente in almeno un cuscino da cucire – con tutte le cose necessarie – e il tombolo.
Ma soprattutto Panicale è un luogo simbolo per il tulle perché sarà una panicalese, Anita Belleschi, a ispirare e diffondere l’Ars Panicalensis ovvero l’arte del ricamo sul tulle che ha reso questo borgo famoso nel mondo, attraverso l’unica scuola di tulle esistente in Italia che si trova proprio a Panicale nella sede del Museo.
Dal Museo del Tulle a un altro luogo che racconta una forma artistica tipica di questi territori, il Museo del Vetro di Piegaro.
Ricavato all’interno dell’antica fabbrica del vetro risalente ai primi dell’Ottocento, la struttura ospita in esposizione i manufatti di un tempo, biccheri, bottiglie e caraffe decorate finemente a mano talvolta rifinite con oro zecchino, ma soprattutto damigiane e fiaschi impagliati, che riportano la mente al grande patrimonio enologico di questa regione.
Ancora evidenti sono le tracce del lavoro in questa fornace spenta dal 1968 che rappresenta uno dei pochi esempi conservati in Italia di strutture preindustriali per la lavorazione del vetro: le pareti annerite attorno al forno fusorio, il magazzino di stoccaggio di materie prime e prodotti finiti e una imponente e suggestiva colata di vetro verde formatasi al momento dello spegnimento della fornace.
Il patrimonio documentale custodito nelle sale del Museo, approfondisce gli aspetti tecnici della produzione del vetro dall’antichità all’epoca contemporanea e riconduce a questa struttura molte opere significative, tra cui la realizzazione di lastre di vetro e tessere musive utilizzate per le vetrate ed i mosaici del Duomo di Orvieto.