Il mastro birraio contemporaneo indossa jeans e t-shirt e utilizza i più moderni strumenti di produzione e comunicazione. Ma, come gli storici monaci predecessori, segue ogni passaggio della produzione, dal chicco d’orzo alla bevanda spumeggiante in un bel boccale, con cura e pazienza.
Nominato tra i primi 5 Birrai Emergenti dell’Anno in Italia (su 1000 aspiranti individuati dal voto degli oltre 100 esperti interpellati) e unico del Sud, Michele Solimando, agronomo poco più che quarantenne, racconta del suo progetto, che dal 2014 si è trasformato in realtà a Foggia, con il birrificio fondato insieme all’amico e collega Luigi Nardella, con marchio Birra Ebers.

“Provengo da una famiglia di agricoltori – racconta Michele – ed il mio sogno, sin da bambino, era la trasformazione delle materie prime coltivate nella nostra azienda agricola. Dopo la laurea in Agraria, con tesi sperimentale in cerealicoltura per la pastificazione, ho cominciato ad accarezzare l’idea di poter trasformare, in birra, l’orzo da noi tradizionalmente coltivato. Ho cominciato a lavorare come dottore agronomo libero professionista e poi come dipendente di un locale Consorzio di Bonifica non perdendo mai di vista l’obiettivo birrificio, sia con produzione di birre in casa sia con una formazione post-laurea al CERB di Perugia, come mastro birrario, e presso la Doemens Academy di Monaco di Baviera, come biersommelier”.
Un esempio di start up originale, che si situa in un campo diverso da quello tecnologico al quale siamo abituati ad associare l’idea di innovazione ma che è una delle principali risorse del nostro Paese: l’eccellenza enogastronomica.
“La nostra è una start-up che si avvia ad essere anche innovativa – prosegue Solimando – nell’ottica di future prossime collaborazioni con enti di ricerca. L’estrema variabilità degli ingredienti della birra (cereali, luppoli, lieviti) lascia spazio ad innumerevoli sperimentazioni e reinterpretazioni di stili birrari storici, ad esempio attraverso l’utilizzo di materie prime locali (orzo, grani, avena, segale, farro) tradizionalmente coltivate sul territorio ma destinate ad utilizzi diversi rispetto alla produzione brassicola, insieme all’utilizzo di spezie e frutta locali”. Sono nate così la Bianca e la Bionda del Gargano, di produzione stagionale, nelle quali vengono aggiunte scorze e fiori d’arancio raccolti sul territorio. “Zagare e spezie del Gargano – puntualizza il mastro birraio – conferiscono una particolare intensità olfattiva che lega la degustazione al territorio: nostro obiettivo ultimo di personalizzazione del prodotto, che va di pari passo con valorizzazione e promozione”.
Le birre classiche a marchio Ebers sono 7, chiare e scure e a diversa gradazione alcolica, pensate per essere abbinate ai diversi momenti della giornata e dell’anno, più leggere per l’estate, corpose e corroboranti per l’inverno, e si possono acquistare anche online sul sito.
Tutte recensite sulla “Guida alle birre d’Italia Slow Food”, si sono anche aggiudicate medaglie in concorsi nazionali ed internazionali: su tutte “Hopsfall, medaglia d’oro 2015 e 2016 al Brussels Beer Challenge e sul podio anche a Birra dell’anno 2017. “Al momento – racconta Michele – ci ispiriamo alla tradizione belga, ma anche anglosassone e statunitense. Di sicuro il Belgio è sempre stato nel mio immaginario-birra sin da ragazzo: diverse birre belghe hanno segnato momenti della mia vita che ricordo con un mix di piacere e malinconia, come il gusto della birra stessa”. E anticipa che prossimamente uscirà per Ebers una “kellerbeer”, birra ispirata alla più pura tradizione della Franconia.
Il nome Ebers ha iniziato a circolare grazie alla qualità dei prodotti, affermandosi anche grazie alla collaborazione con importanti ristoranti e locali della zona, come il Trabucco da Mimì, dove nasce la prima sperimentazione di Bianca del Gargano, e Panini di Mare di Peschici, e le forniture si stanno espandendo anche al resto d’Italia. La pagina Facebook del birrificio è sempre aggiornata, con appuntamenti per degustazioni speciali e news. Per Michele la cultura della birra passa dalla conoscenza degli ingredienti e della produzione. “Quando si assaggia un vino – dice – si pensa subito all’uva, alla campagna di settembre. Immagini evocative. Ma quando si sorseggia una birra capire come è arrivata sulla tavola è meno immediato. Le nostre birre sono tutte tracciabili, e il mio desiderio è creare una consapevolezza del grande lavoro artigianale che c’è dietro al bicchiere che stiamo assaporando”.
Un altro sogno che Michele conta di realizzare è quello della totale autoproduzione. “Di sicuro proveremo a percorrere anche la strada della maltazione dei cereali “in house” – dice – in modo tale da chiudere il cerchio della cosiddetta filiera corta: azienda agricola-malteria-birrificio. Magari anche con l’ottenimento di malti inediti e birre altrettanto originali. La chiave in più per riuscire a creare un prodotto davvero su misura, e homemade dall’inizio alla fine. Una sfida per il futuro”.

www.birraebers.com