Pomario è un luogo incantato nella verde Umbria, un poggio molto luminoso  e con un panorama mozzafiato di cui si innamorarono qualche tempo fa i conti Giangiacomo Spalletti Trivelli e sua moglie Susanna d’Inzeo.

Da allora, grazie alla passione e all’amore dei proprietari per il territorio, è diventato luogo di produzione di eccellenze.

Pomario, il Poggio Incantato

Era un pomeriggio di una limpida giornata d’inverno quando Giangiacomo Spalletti Trivelli e sua moglie Susanna d’Inzeo – figlia del campione di equitazione Raimondo – tornarono per la seconda volta a Pomario, e se ne innamorarono definitivamente.

I due coniugi, mossi dal sogno di un casale in collina, erano arrivati tempo prima in questi luoghi – nel comune di Piegaro in Umbria – alla ricerca del loro posto del cuore dove poter scappare dal caos di Roma.

A Pomario si arriva percorrendo l’unica strada esistente, fatta di piccoli sassi bianchi: la strada si snoda attraverso il bosco per poi aprirsi – dopo aver attraversato una vigna antica – verso un casale, una classica casa rurale, che al tempo della prima visita dei coniugi Spalletti Trivelli era disabitata ed in rovina, ma appariva già pronta a riprendere vita con tutto il suo vigore.

L’amore per il vino, tradizione di famiglia

Da tempo il conte Giangiacomo aveva il desiderio di riprendere la tradizione familiare legata al vino: a fine ottocento era stato Venceslao Spalletti Trivelli assieme alla moglie Gabriella Rasponi – nipote di Carolina Bonaparte – a comprare un’azienda in Toscana dove successivamente il figlio Cesare, nonno di Giangiacomo, iniziò la produzione di un Chianti molto rinomato, prodotto fino agli anni ’70.

Nel 2009 la prima vinificazione a Pomario 

Ed allora Giangiacomo e sua moglie con cura ed attenzione reimpiantarono a Pomario i vigneti e ristrutturarono la tenuta, iniziando i primi esperimenti in cantina con il supporto di Federica De Santis e Mery Ferrara, rispettivamente agronoma ed enologa.
Il 2009 è l’anno della prima vinificazione a Pomario, in una rimessa per gli attrezzi, con un tonneau di Sangiovese e una barrique di Trebbiano e Malvasia, che poi diventeranno i futuri vini dell’azienda Sariano e Arale.

Fu chiaro da subito il potenziale dei vini e del territorio e l’anno seguente la vinificazione avvenne con le stesse quantità: un campione però fu inviato al concorso di Decanter e Sariano si aggiudicò – non senza sorpresa -la medaglia d’argento.

Da quel momento inizia una lunga storia di premi per questo vino che da quel momento si è sempre aggiudicato una medaglia – tra argento e bronzo – ai Decanter World Wine Awards.

Nel 2011 nasce l’olio di Pomario 

Nel 2011 è nato poi l’olio di Pomario, certificato biologico. In origine le olive venivano frante in un frantoio poco lontano, alla fine della giornata.
La decisione di acquistare un piccolo frantoio che permetteva di frangere le olive entro un paio d’ore dalla raccolta fu decisiva per esaltare la qualità del prodotto ed il suo gusto.

Anche l’olio di Pomario da allora è pluripremiato: 3 foglie del Gambero Rosso, 5 gocce di Bibenda ed una medaglia d’oro al concorso internazionale di Parigi AVPA sono i prestigiosi riconoscimenti che può vantare questo prezioso prodotto.

Oggi l’azienda agricola Pomario è un sogno che si è realizzato, con 230 ettari complessivi di terreno di cui 9 dedicati a vigneto nel Poggio incantato dal quale tutto ha avuto inizio.
E del luogo iniziale nulla è stato cancellato ma tutto sapientemente e pazientemente rinnovato: a partire dalla cantina, luogo centrale dell’azienda, recuperata dalla vecchia rimessa per attrezzi dove avvenne la prima vinificazione e ristrutturata in ottica moderna, ma mantenendo, per quanto possibile, i materiali originali e lo stile del casale un tempo abbandonato.

Recupero e ristrutturazione con un occhio al passato

Vigneto ed oliveto, cuore produttivo dell’azienda, anche loro inizialmente in stato di abbandono, hanno beneficiato di un’opera di recupero che è andata di pari passo col recupero del casale.

A Pomario, inoltre, per produrre olio e vino si utilizza energia che proviene da un sistema geotermico molto avanzato, oltre che dal fotovoltaico: una scelta che abbatte i consumi e riduce di molto l’impatto ambientale.

«I vini buoni sono tantissimi. Noi cerchiamo di dare ai nostri vini personalità, legando la produzione ad un filo conduttore che parla di questo territorio. Amiamo questo posto e vogliamo che i nostri prodotti trasmettano l’amore per questa terra». Così parla Giangiacomo Spalletti Trivelli, che ha voluto fare del rispetto del territorio e dell’attenzione agli equilibri ambientali le linee guida della favolosa rinascita di Pomario.
Una volta intuite sapientemente le potenzialità di questo territorio, ha voluto adottare una agricoltura biologica e biodinamica, che mantenesse gli equilibri naturali inalterati.

L’idea era quella di preservare al massimo le potenzialità di questo luogo, un agro sistema eccezionalmente raro ed incontaminato, esaltando il naturale posizionamento dei vigneti situati in radure circondate da boschi, ad altitudini perfette.

I vini “con personalità” di Pomario 

Ed infatti l’attenzione al territorio emerge anche dalla scelta dei nomi dei vini, legati ai piccoli volatili che popolano questi territori come ad esempio Rondirose, il rosé da uve di Sangiovese, Merlot e una piccola percentuale di Ciliegiolo, il cui nome è ispirato alle rondini che volano sui roseti della tenuta, oppure Batticoda – nome comune della  della Ballerina Bianca-  dà il nome ad un vino che nasce da uve Grechetto e una piccola percentuale di vitigni a bacca bianca.
Dal nome latino ( Rubecola) del pettirosso, invece,  nasce Rubicola, vino dal colore rosso vivo frutto di una vendemmia precoce di Sangiovese e Merlot, mentre Arale non è un uccellino, ma il monte che sovrasta la vigna storica, con oltre 50 anni di età piantata a Trebbiano e Malvasia. 

Sariano è il fil rouge della storia dei Conti Spalletti Trivelli: un sangiovese in purezza, che nasce dalle vecchie vigne con oltre 40 anni di età, e Sariano era anche il nome di una proprietà di famiglia risalente al 300, il Castello di Sariano appunto.

Il vino della Contessa, il Muffato delle Streghe

E poi c’è il Muffato delle Streghe: un vino speciale desiderato fortemente dalla contessa Susanna d’Inzeo, supportata dallo staff femminile dell’azienda (le Streghe di Pomario), l’enologa Mery Ferrara e l’agronoma Federica De Santis.
Nasce da un vigneto speciale impiantato nel 2010 – con le viti di Riesling e Sauvignon Blanc – con le sue terrazze che digradano verso il bosco: in autunno la nebbia rimane tra i filari fino a tarda mattina – creando un’atmosfera “stregata” che dà il nome al vigneto – e poi digrada lentamente verso il bosco man mano che sale la temperatura. Questo ambiente favorisce la crescita della muffa nobile Botrytis Cinerea che dona a questo vino il suo gusto unico.

Pomario è la storia di un sogno che si è realizzato, una storia di amore per il territorio e di progetti realizzati, ma anche di un luogo che riprende vita e torna allo splendore, prima solo immaginato, del Poggio Incantato.