Con il Covid e la conseguente pandemia sono cambiate tantissime abitudini degli italiani tra cui quelle alimentari. Vediamo cosa è, effettivamente, mutato nel modo di mangiare.

Strano ma vero una delle prime cose che sono mutate, con il lockdown e la pandemia, sono state quelle che riguardano il cibo. Passati i primi giorni un po’ sotto choc, e dopo il conseguente assalto ai supermercati, le persone (chiuse forzatamente in casa) hanno trovato il modo di poter mangiare meglio e pensare, ancora meglio, a ciò che fosse buono fare in casa.
Le abitudini alimentari degli italiani, quindi, come possiamo vedere su https://www.imiglioricasinoonline.net/covid-statistiche-alimentazione/, sono diventate più casalinghe, con un maggiore utilizzo di comfort food e di cibo confezionato.
Il consumo di snack e aperitivi fai da te (tra cui patatine e bibite) è aumentato di tanto così come il consumo di lievito, con un 149% in più.

Impossibile non dimenticare, infatti, che tutti siamo diventati pizzaioli. Complice la chiusura forzata dei negozi, bar, ristoranti e pizzerie per frenare il contagio, i più ardimentosi (ma anche i meno avvezzi alla cucina in generale) hanno tentato la strada della panificazione, facendo la pizza fatta in casa. E non solo: nei giorni vicini alla Pasqua c’è stato un grande aumento di burro, zucchero, mascarpone e farina, con tentativi (più o meno riusciti) di diventare anche tutti pasticceri. Momento clou della giornata, poi, è diventato quello della colazione. Con i bar chiusi, nonostante il rapporto difficile degli italiani con quello che è il pasto più importante della giornata, la colazione ha ritrovato il suo spazio, complici i bambini in DAD e tanti genitori in smart working.

Sono calati gli sprechi? Sì alla spesa a km 0

L’Italia è terra di eccellenze: non c’è una zona del nostro Paese, infatti, che non sia famosa per un prodotto specifico. Pensiamo al tartufo, alla nocciola, alle arance, ai pomodori, al radicchio, al formaggio, al vino. Siamo eccellenti nella coltivazione e nella produzione e, da questo punto di vista, vivere un lockdown nel nostro territorio non è stato così male. Anche se le filiere più importanti hanno avuto le loro crisi si è risolto il problema della spesa consumando prodotti di altissima qualità a km 0, quindi vicino casa. E non solo: proprio rispettando il proprio corpo e cercando di migliorare la propria alimentazione si è dato spazio ai prodotti bio, quindi quelli sani e certificati.

Anche gli sprechi sono calati con una maggiore attenzione nei confronti della spesa e del cibo consumato. Tantissime famiglie, poi, ricordiamolo, hanno vissuto momenti di grande difficoltà economica. Tante persone hanno perso il lavoro, con interi settori in crisi. Proprio per questo, quindi, lo spreco è stato bandito in favore di scelte oculate e più intelligenti che facciano bene alla salute. Sì ai legumi, alle verdure, sì a poca carne scelta e uova fresche, sì alla convenienza senza dimenticare la qualità.

Il boom delle consegne a domicilio

A un certo punto del lockdown, e anche per non incidere in maniera ancora più gravosa su alcuni settori, si è pensato di riaprire, man mano, le attività di ristorazione consentendo la consegna a domicilio. Possiamo dire, senza ombra di dubbio, che quello sia stato un punto di svolta per tutto il Paese. Il boom, infatti, della consegna a casa ha aperto scenari che erano, difficilmente, immaginabili fino a pochi mesi prima. Tutti, ma proprio tutti, hanno accettato di ordinare online o per telefono e di ricevere l’ordine a casa, foss’anche solo una pizza margherita.

Il cambio di rotta ha portato gli italiani a poter scegliere, in un mix tra alimentazione e Covid, quello che fosse meglio per loro. Hanno imparato a mangiare sano, hanno riconosciuto che la spesa o una cena a casa avesse senso e, anche nella ristrettezza di una condizione non facile, hanno modificato il loro essere per poter vivere serenamente. Ecco, quindi tra tutte le cose brutte che questo enorme virus ha portato possiamo dire che c’è anche la consapevolezza di mangiare alimenti più sani e di poter cucinare in casa, cosa che sembrava, ai più, decisamente impensabile o perlomeno troppo stressante anche per essere provata o tentata senza una condizione di privazione delle altre scelte.