Si ispira ai sapori della costa californiana, ma con molta creatività, il menu proposto dallo chef Alessandro Stefoni nel nuovissimo ristorante Beverly, all’interno dell’hotel The Hoxton, Rome, che apre al pubblico il 16 settembre. Una selezione dei piatti più interessanti è stata sottoposta in anteprima alla stampa specializzata, ecco le nostre impressioni.
Partiamo dalla logistica, ricordando che il Beverly è collocato al piano terra dell’hotel The Hoxton, Rome , in Largo Benedetto Marcello. Il ristorante già dal nome sottolinea il legame con la cucina californiana da cui attinge, e allo stesso tempo omaggia l’architettura che lo ospita — l’edificio originale anni ‘70 che un tempo accoglieva l’hotel Beverly Hills, interamente ridisegnato dallo studio inglese di progettazione Ennismore Design Studio, in collaborazione con Fettle Design.
Dato che gli ambienti del ristorante non affacciano sulla strada non si capita al Beverly per caso, ma ci si va per una scelta precisa che sicuramente crescerà nel tempo con il passaparola e il gradimento accordato dai buongustai alle proposte gastronomiche della struttura.
Il cocktail bar del Beverly
Nell’accedere alla sala del ristorante si incontra la zona bar, con il suo grande bancone dalle linee eleganti, disegnato su misura da un unico blocco di marmo verde Alpi e illuminato da lampade vintage. Qui è decisamente consigliato fare una “tappa aperitivo” prima di pranzo o cena, con l’Head Bartender Simone De Luca che dosa abilmente autoironia e combinazioni audaci, grazie alle sue esperienze precedenti in gruppi internazionali e una nomination alla manifestazione “Tales of the Cocktail”.
La sua lista di signature cocktail a base di liquori e amari italiani con contaminazioni tropicali, trasmette tutta l’allegria e la spensieratezza della West Coast americana.
Da provare il Lilikoi — frutto della passione in hawaiano — presentato in una divertente coppa a forma di fenicottero (Ketel One Vodka, succo di lime, St. Germain, liquore al frutto della passione, Creole Bitters, Top Fervere Hibiscus Kombucha); il MaITAi, dal colore rosa acceso decorato con lime bruciato e menta (Martini Bitter, succo di lime, orzata di mandorle, Bacardi Cuatro, Quaglia Chinotto); l’Ananavardier, un originale boulevardier all’ananas servito in fiaschetta (Woodford Reserve bourbon, Martini Bitter, liquore all’ananas Griffard, Antica Formula Vermouth, Fernet Branca, Elemakuele Tiki Bitters).
La sala da pranzo
La sala ristorante è accogliente, di dimensioni contenute, con la garanzia quindi di non trovarsi mai con comitive chiassose e ingombranti; l’arredo è sobrio, con luce soffusa e non presenta, come qualcuno potrebbe pensare visti i richiami geografici cui il locale si ispira, i toni vistosi e a volte pacchiani dei locali della West Coast USA.
L’ampia sala è sormontata da un grande lucernario, dal quale scendono piante rigogliose, mentre le pareti, rivestite da una boiserie in legno, sono costellate di opere d’arte, parte della collezione del The Hoxton, Rome. Tra queste spiccano i piatti di ceramica dell’artista futurista Sante Monachesi. Su un lato della sala salta subito all’occhio, individuata da un pavimento a terrazzo, la grande cucina a vista che con le sue carni alla griglia fa subito venire l’acquolina in bocca.
La serata di incontro con la stampa ha proposto una selezione dal menu studiata in partnership con Sara Levi, Sous & Pastry Chef di Rome Sustainable Food Project. L’offerta di Beverly strizza l’occhio al movimento già consolidato della cuoca e saggista statunitense Alice Waters, che promuove la tracciabilità degli alimenti e una cucina autentica, dove il buono coincide con il sano. Alla guida del ristorante, l’Head Chef Alessandro Stefoni, che vanta collaborazioni con cuochi di fama internazionale, come Gualtiero Marchesi e Francesco Apreda, e un background eclettico, che si snoda tra Italia, Inghilterra, Spagna e India.
Il menu scelto dal Beverly
Protagonisti nel coloratissimo menu, che combina note esotiche e ingredienti locali, ortaggi e verdure del territorio.
Dai Bottoni di patate cacio e pepe (foto) con salsa alle acciughe, alla Non McCarthy Salad, ispirata alla celebre McCarthy Salad del Beverly Hills Hotel di Los Angeles, ma rivisitata in chiave mediterranea con 10 ingredienti stagionali; dal Pinzimonio di stagione accompagnato da tortillas croccanti e salsa Green Goddess, allo Spaghettone di Alice, in onore di Alice Waters, un piatto servito tiepido a metà tra insalata e pasta, con melanzane, pinoli tostati e olive nere taggiasche infornate.
Sarebbe troppo lungo descrivere qui in dettaglio tutti i piatti, ma non possiamo non citare un secondo e un dessert che, oltre ad essere ottimi, ci hanno davvero riportato alle atmosfere di Santa Monica o Tijuana.
Con una soluzione di condivisione che si presta particolarmente ad essere goduta in una cenetta a due o con pochi amici, viene proposto il Taco fai da te. Arrivano in tavola le classiche tortillas messicane di mais insieme ad un assortimento di maiale sfilacciato, guacamole, pico de gallo, panna acida e varie salse più o meno piccanti, ed i commensali sono invitati a crearsi ciascuno la propria combinazione (o meglio le proprie, perchè difficilmente si resiste alla tentazione di provarne molteplici).
I dessert
Per divertirsi e sperimentare c’è anche il Costruisci il tuo Sundae: oltre a scegliere tra i diversi gusti di gelato artigianali realizzati con prodotti freschi e stagionali, ci si può sbizzarrire con infinite combinazioni di granella di frutta secca, Smarties, scaglie di cioccolato e tanto altro. Ma un Sundae, anche se tipicamente americano, è in fondo solo un gelato guarnito, e in tema di gelati in Italia non abbiamo niente da invidiare agli USA (dove anzi l’Italian ice è un classico).
Il dessert che invece ci ha deliziati è il dolce americano per antonomasia, il classico dolce che Nonna Papera cucina per Ciccio, e che Yoghi cerca sempre di rubare ai turisti di Yellowstone: la famosa Apple pie. Una generosa fetta di torta alle mele viene servita con gelato di vaniglia, crumble croccante e caramello salato: un attentato al giro vita, ma vale la pena di fare poi una settimana di dieta pur di non rinunciare a questa specialità.
Insomma il Beverly porta a Roma una proposta gastronomica che non ci risultava essere già presente, almeno non a questo livello di qualità e creatività: per questo ci sono tutte le premesse perchè il locale diventi un richiamo per i buongustai romani e non.
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Ugo Dell’Arciprete