Un successo annunciato  che si percepiva già nell’aria.

Ampliata la gamma delle etichette bio-vegan prodotte nei 150 ettari di proprietà, tutti a coltivazione biologica.“Siamo molto soddisfatti di questa edizione del Vinitaly, la ventesima alla quale partecipiamo.

Anche questa volta – le dichiarazioni di Walter Bartolomei, titolare insieme al fratello Massimiliano dell’azienda vitivinicola Ciù Ciù di Offida (AP) – abbiamo accolto nel nostro stand tanti operatori del settore e buyer provenienti sia dall’Italia, che resta il nostro mercato principale, che dall’estero, dove i nostri vini sono sempre più diffusi. In particolare abbiamo registrato un aumento delle presenze dai paesi del Nord Europa, oltre che dagli Stati Uniti, dalla Cina e dal Giappone. Sia da parte degli operatori che dei tanti appassionati che hanno degustato i nostri vini in questi giorni, abbiamo ottenuto ottimi riscontri. Le nostre etichette bio-vegan inoltre sono sempre più apprezzate”.

Al Vinitaly Ciù Ciù ha presentato l’intera gamma delle sue etichette, fra cui gli otto vini bio-vegan attualmente in commercio.

I vini dell’azienda sono ormai da molti anni di carattere biologico e a partire dalla vendemmia del 2014 i procedimenti utilizzati nei vigneti dell’azienda e in cantina rispondono anche ai principi bio-vegan.

A mano a mano che la fase dell’invecchiamento procede, accresce così anche il numero delle etichette bio-vegan pronte per essere immesse nel mercato.

Nei prossimi anni anche gli altri vini Ciù Ciù, realizzati con uve della vendemmia del 2014 e di quelle successive, potranno definirsi vini bio-vegan.

Tra ivini biologico-vegani oggi in commercio ci sono i bianchi Merlettaie Offida D.O.C.G. Pecorino, Evoè Marche I.G.P. Passerina, Oris Falerio D.O.P., Tebaldo Marche I.G.P. Bianco e gli spumanti Merlettaie Brut

varietà Pecorino e Alta Marea Brut varietà Passerina. “I nostri programmi di distribuzione e internazionalizzazione stanno procedendo positivamente – afferma Walter Bartolomei – Crediamo che per raggiungere questi obiettivi oggi sia fondamentale coltivare i vitigni nel pieno rispetto degli equilibri naturali e dell’agricoltura biologica, senza dover ricorrere all’apporto di sostanze chimiche e ricalcando le antiche tecniche contadine italiane, da sempre caratterizzate dal massimo rispetto dell’ecosistema del vigneto.

Da parte nostra, fondiamo da sempre la filosofia dell’azienda sul connubio fra la tradizione e la spinta all’innovazione: per noi attuare una produzione dalla connotazione ecosostenibile, che abbia in primo piano il massimo rispetto per l’ambiente e per la natura, è imprescindibile.”

Negli ultimi 10 anni i vigneti di proprietà dell’azienda sono passati da 60 a 150 ettari, tutti caratterizzati da coltivazione biologica.

Fra i vini biologici Ciù Ciù di maggior successo ci sono i rossi Gotico Rosso Piceno Superiore D.O.P. e Esperanto Offida D.O.C. Rosso.

“Il Gotico – continua Walter Bartolomei – nasce dai vigneti di Montepulciano e Sangiovese, più vocati e meglio esposti, siti sulla fascia collinare degradante da Ascoli Piceno verso il mare Adriatico, e si

presenta ampio, fruttato e floreale, elegantemente etereo a maturazione, sapido e caldo, di notevole corpo e morbida persistenza gustativa. L’Esperanto è prodotto con uve di vitigni Montepulciano e Cabernet, meticolosamente allevati e vinificati in purezza utilizzando barriques di rovere selezionate e che, una volta uniti, giungono al consumatore dopo ventiquattro mesi di invecchiamento, di cui almeno dodici in bottiglia.

“CIÙ CIÙ, UNA STORIA DI VINO NELLE MARCHE”: LE VICENDE DI FAMIGLIA E L’ORIGINE DELL’AZIENDA NEL LIBRO DEL SUO FONDATORE

“Il mio pensiero fisso era sempre lo stesso: poter tornare a lavorare le vigne. Ero pazzo per le viti, ero appassionato del vino” (Natalino Bartolomei)

Ciù Ciù non è solo un soprannome, un marchio identificativo, un’azienda sviluppatasi nel corso degli anni. Ciù Ciù è soprattutto storia, passione, vita. È la memoria di un territorio e di un’impresa vitivinicola. È il trascorso emozionante di una famiglia. È l’amore per le vigne e per il proprio territorio d’origine. È una realtà che emerge impetuosa dal racconto del suo fondatore Natalino Bartolomei.

Di tutto questo si parla nel libro intitolato “Ciù Ciù, una storia di vino nelle Marche”(Capponi Editore).

Pagina dopo pagina, Natalino Bartolomei si pone come un cantastorie che rievoca ricordi lontani, antiche usanze, vecchi saperi, usi e tradizioni che hanno caratterizzato l’economia agricola marchigiana degli ultimi decenni.

È attraverso i ricordi delle proprie vicende familiari, infatti, che il fondatore di Ciù Ciù racconta curiosità sulla civiltà contadina, come la dura vita del mezzadro o le difficoltà di un’intera comunità alle prese con la quotidiana lotta per migliorare la propria condizione economica.

Non mancano note di colore legate allo sviluppo dell’azienda e all’origine del soprannome di famiglia (Ciù Ciù) – un “nome strano” come lo definì un cronista locale – divenuto poi anche un marchio di successo

che non ha mai smesso di destare interesse.

Il libro è arricchito da una galleria fotografica d’epoca ed è stato tradotto anche in lingua inglese.

SCHEDA DEL LIBRO

“Questo libro è il racconto autobiografico della vita di Natalino Bartolomei, il fondatore dell’impresa agricola Ciù Ciù di Offida, cittadina della provincia di Ascoli Piceno. In queste pagine sono ripercorse non solo le vicende della sua famiglia, ma anche quelle della nascita e dello sviluppo di una delle prime aziende vitivinicole delle Marche e, più in generale, delle tradizioni di un intero territorio: il Piceno. L’interesse di questa storia non risiede soltanto nel suo essere un racconto autentico, non certo autocelebrativo, di un percorso personale e professionale fatto di successi, e soprattutto di duri sacrifici, ma anche nel rappresentare un piccolo contributo alla ricostruzione della storia di quella cultura vitivinicola che, da sempre, ha contraddistinto l’economia e l’identità marchigiana”. (il curatore Gianluca Vagnarelli)