ExportUSA: i consumatori americani continuano a premiare i prosciutti  made in Italy - Sapori News 565.000 prosciutti di Parma. Sono questi gli insaccati importati, solo nel 2015, negli Stati Uniti dal Consorzio di Parma. Una crescita costante (+12,5% rispetto al 2014) per un valore totale di quasi 500 milioni di dollari al dettaglio.

“Negli Stati Uniti – dichiara Lucio Miranda, presidente di ExportUSA – circa il 50% del mercato di questi prodotti alimentari è nelle mani di tre brand americani (Oscar Mayer, Hillshire Farm and Hormel) la cui qualità è di gran lunga inferiore rispetto a quella italiana. È per questo, dunque, che il mercato americano rappresenta un’ottima opportunità per le nostre aziende: c’è ancora molto spazio di crescita per gli insaccati italiani in America. Il Made in Italy, soprattutto in ambito food, è un plus molto apprezzato dai consumatori americani, tanto che stanno nascendo, su tutto il territorio, marchi come, ad esempio, Salami Olli e Prosciutti La Quercia che hanno un nome italiano ma che non sono prodotti in Italia”.

Il mercato americano, un’occasione ghiotta per le aziende del nostre paese.

Se è vero, da un lato, che l’occasione per aumentare le vendite attraverso l’esportazione di salame e prosciutto negli Stati Uniti può rivelarsi davvero ghiotta, è importante sottolineare – dall’altro lato – che se gli impianti di produzione non sono certificati dalla FDA (Food and Drug Administration) è vietato importare salumi, prosciutti e insaccati in America. ExportUSA, società di consulenza che aiuta le aziende italiane ad entrare con successo in uno dei mercati più vasti del mondo, è ora in grado di certificare gli impianti di produzione degli insaccati per permettere ai produttori italiani di cogliere anche questa opportunità.

Le regole per importare insaccati.

Per poter importare insaccati (quelli cioè che vengono definiti “cured meat”) non deve essere presente alcun livello di listeria. Per verificare che sia totalmente assente dai prodotti vengono fatti controlli molto rigidi in due momenti: all’ingresso in dogana e direttamente sul punto vendita.

ExportUSA – che si avvale della collaborazione di società specializzate – è in grado di assistere le aziende italiane in tutto il processo di certificazione degli stabilimenti di produzione di insaccati, prosciutti e salame per poter affrontare con successo l’ispezione della FDA e USDA che, di solito, avviene circa due volte l’anno e viene svolta da una commissione congiunta di delegati FDA e USDA che arrivano appositamente dall’America e da funzionari italiani del ministero.  L’ispezione finale – solitamente preceduta da ispezioni preliminari – include la revisione di documenti e procedure ed investe due aspetti fondamentali: processi (manuale HACCP in primis) e l’impianto di produzione in sé (e quindi macchinari, personale, manutenzione, disposizione, magazzini, pratiche di conservazione dei salumi, eccetera).

“Le vendite di prosciutto, salame e mortadella negli Stati Uniti – continua Lucio Miranda – è in crescita costante fin dal 2010. I consumatori americani hanno cominciato a riconoscere ed apprezzare gli insaccati italiani, tanto che il salame di Beretta o il prosciutto di Citterio sono ormai presenti in quasi tutti i supermercati d’America. Avere impianti a norma, però, è l’unico strumento che permette di vendere questi prodotti. Il costo di questa certificazione non è affatto basso: ecco perché consiglio a tutte le aziende italiane di avvalersi solo di partner esperti”.