I capunsei sono uno dei primi piatti che troviamo nella tradizione culinaria dell’Alto Mincio.
Preparati con il pane raffermo, che non viene mai buttato, neppure dagli chef dei ristoranti, pare siano un’eredità tirolese. Il pane è impastato con Grana Padano, burro, brodo di carne, noce moscata, uova prezzemolo e, a chi piace, aglio. Anche la torta di San Biagio ha origini antiche. La base della torta, specialità di Cavriana, è una crostata; mentre il ripieno è preparato con le mandorle.
Il tortellino, invece, impazza per tutto il percorso del fiume, è chiamato agnolino e il ripieno varia da zona a zona. E’ il piatto delle feste e viene cotto in un brodo di carni miste o di gallina o cappone. Il sorbir d’agnoli invece sono tortellini serviti in una scodella alla quale si aggiunge del buon lambrusco.
I piatti più conosciuti rimangono comunque i famosissimi tortelli di zucca, che ancor oggi ricordano i fasti rinascimentali e il riso alla pilota. Riso, non risotto perché cotto con la tecnica pilaf. Si può continuare all’infinito con il “risot menà” così chiamato per la mantecatura, il riso con i “saltarei” piccoli gamberi di fiume fritti, con la “psina” (piccoli pesci di risaia) o con le rane. Un altro piatto che spopola è il luccio in salsa, oppure il pesce gatto accompagnati entrambi da una buona polenta.
Il signore della gastronomia mantovana, resta comunque il maiale. Cotechini (che qui si mangiano, secondo un’antica tradizione anche a Ferragosto), salami mantovani, lardo e altro ancora, visto che del maiale “non si butta niente”.
Se andate per panetterie provate la schiacciata, preparata con lo strutto e le diverse tipologie di pane. Passando ai dolci invece, la sbrisolona è la torta più amata dai mantovani.
L’Alto Mincio è anche vino: tra i rossi troviamo i vitigni di merlot e cabernet mentre per i bianchi la fanno da padroni chardonnay, pinot bianco e pinot grigio, sauvignon blanc e garganega. Una produzione cresciuta negli ultimi anni è quella degli spumanti brut, in gran parte a base di chardonnay e di pinot nero vinificato in bianco. Ottimo anche il vino passito a cui Volta Mantovana dedica ogni fine aprile una mostra nazionale.
Il re dei vini nel basso Mincio resta comunque il lambrusco mantovano, più rosso del lambrusco modenese e reggiano. Il lambrusco può essere secco o amabile, ma, se vinificato senza il contatto con le vinacce, diventa il ven crud, di colore rosato.
La ricchezza, la tradizione, la varietà dell’offerta gastronomica di queste zone, sono scaturite all’interno del progetto “Terre del Mincio” , che recentemente ha presentato agli addetti del settore turistico e della stampa specializzata il proprio contributo alla valorizzazione del territorio.