Tenuta Montauto, una distesa di vigneti coltivati a Pinot Nero e Sauvignon Blanc, una scelta precisa che va controcorrente, rispetto ai consueti Sangiovese o al taglio Bordolese, tipici della costa toscana.

Ci troviamo a Manciano (GR), nella bassa Maremma, ai confini con il Lazio, dove la famiglia Lepri da più di 60 anni coltiva la vite nei terreni di sua proprietà, su una superficie totale di 200 ettari, di cui 14 a vigneto, 40 a seminativo, 8 a oliveto, mentre il restante è ancora boschivo.

Una tenuta isolata, che proprio per questo non risente di presenze industriali o dell’inquinamento di città vicine e che gode, invece, della brezza del mare, che è distante pochi chilometri in linea d’aria.

Ed è proprio il vento che permette alle uve di non sviluppare muffe e di non essere attaccate da malattie come  l’oidio o la peronospora, che comunque vengono combattute con metodi tradizionali, cioè con irrorazioni di zolfo e, all’occorrenza,  di rame.

Grazie all’idea del fondatore Enos – che già nel nome aveva quello che gli antichi definivano nomen omen (il proprio destino è nel nome) – che impiantò negli anni ’80 i primi vigneti, nacque l’azienda vitivinicola della Tenuta Montauto, oggi portata avanti con grande successo e notevoli capacità imprenditoriali da Riccardo Lepri, il nipote del fondatore.

Enos, il Sauvignon maremmano di Tenuta Montauto

Non a caso si chiama Enos il Sauvignon maremmano di Tenuta Montauto, un vino bianco che ha riscosso fin da subito grande successo. 

La strada intrapresa da Riccardo Lepri è nella direzione della naturalità del prodotto, del rispetto del territorio e della sostenibilità, per impattare il meno possibile sull’ambiente incontaminato che circonda la  tenuta. 

Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università di Siena, infatti, Riccardo decide nel 2000 di ritornare alle sue radici e di seguire la strada già tracciata dal nonno, dimostrando un’empatia encomiabile con la terre maremmane e con il mondo enologico.

Egli stesso racconta che l’apprendistato fianco a fianco col nonno, un tipo dal carattere “tosto” , non fu semplice, ma gli servì per capire come si fa un buon vino, soprattutto  nel rispetto della natura.
Imparare a coltivare la terra e in particolare le viti fu, perciò, un duro lavoro, ma anche una scelta obbligata, perchè proveniente dal cuore.  

Da queste premesse, dall’impegno e dalla passione profusa da tutta la famiglia non potevano che nascere ottimi vini, di grande eleganza e bevibilità, apprezzati dai maggiori enologi per la forte impronta identitaria che ciascuna etichetta rivela nel momento della degustazione.

Un terroir unico, ricchissimo di minerali

Per realizzare i vini brillanti, puliti, freschi e minerali di Tenuta Montauto, con il supporto di un esperto enologo, Riccardo si è basato sul terroir di Montauto, un terreno argilloso e ricchissimo di minerali, come il quarzo, esposto verso il mare, le cui brezze regalano alle uve un che di salino che poi ritroviamo nel vino e che permettono di produrre fantastici vini bianchi, oltre che rossi (da assaggiare l’ottimo Ciliegiolo!)  e rosati, che si abbinano con facilità a molti piatti.

Nella tenuta non vengono usati diserbanti chimici e l’unico concime che rende più fertili e produttivi i terreni è il letame di stalla.
La potatura e la vendemmia sono frutto del lavoro manuale dell’uomo, proprio come faceva una volta nonno Enos.

I grappoli migliori vengono selezionati già in vigna e riposti in cassette di massimo 20 kg perché un eccessivo carico d’uva provocherebbe uno schiacciamento degli acini, facendo iniziare una precoce e dannosa ossidazione.
Questo per quanto riguarda la vigna, poi si passa alla cantina, dove
una cura attenta e quasi maniacale fa la sua parte nella realizzazione di vini sani e buoni. 

 I vini di Tenuta Montauto sono naturalmente biologici, perché nascono da uve che crescono in una zona incontaminata della Maremma Toscana.

Sono fatti per invecchiare: col trascorrere del tempo, infatti, migliorano e danno il meglio di sé, sviluppando aromi sempre più complessi e apprezzabili.
Addirittura, una volta stappati, non si ossidano e mantengono inalterate le proprie caratteristiche organolettiche. 

L’aver ottenuto, poi, la certificazione “Verde Dentro” è testimonianza dell’attenzione dell’azienda verso la sostenibilità, che si concretizza nell’utilizzo esclusivo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e nella presenza di  una colonnina per ricaricare vetture elettriche, automobili e motocicli, a disposizione di ospiti e visitatori.Tenuta Montauto, i vini biologici della Maremma Toscana - Sapori News

I VINI DELLA TENUTA

Enos I –  Vermentino  –   Gessaia  (bianchi)
Staccione  (rosato)
Ciliegiolo e Pinot Nero (rossi)
Metodo Classico Sangiovese  (cuvée brut) bollicine
Vermouth  

www.montauto.org

 

Claudia Di Meglio