Derthona Due.Zero, la riscossa del Timorasso - Sapori News

Panoramica Monleale

Il museo agricolo Orsi, dove sono esposti trattori e trebbiatrici del ‘900, è stato il proscenio dell’anteprima Derthona Due.Zero dove è stato presentato il disciplinare che lega il vino al nome storico di Tortona e la sottozona di produzione da poco approvata dal Consorzio Tutela Vini dei Colli Tortonesi, presieduto da Gian Paolo Repetto

 

Questa riscossa è merito del fascino che riscuote il Timorasso, da qualche vendemmia uno dei simboli più bramati tra i cultori del buon bere che lo ritengono un vitigno unico nel suo genere, per certi versi ancora misterioso e proprio per questo dal fascino acclarato.

I dati sono stati presentati dai vitivinicoltori che aderiscono al Consorzio di Tutela. Gli ettari erano una decina negli Anni ’70, sono saliti a 31 nel 2009 per poi coinvolgerne attualmente altri 160, tutti coltivati esclusivamente a Derthona Timorasso. I comuni interessati sono 46, con sinergie tra tutte le cantine, decise a sancire il legame tra la zona e la varietà. Indagini geologiche e manuali di enologia medioevale, confermano che il vitigno autoctono a bacca bianca è stato coltivato nel comprensorio del tortonese sin dal Medioevo. Vitigno difficile da coltivare era stato praticamente abbandonato dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Le definizioni ‘un rosso travestito da bianco’ e ‘il Barolo bianco’ non sono per nulla stravaganti dato che studi dimostrano come i terreni dei colli di Tortona siano praticamente identici ad alcuni ‘cru’ delle Langhe. Non a caso alcuni blasonati langaroli hanno intrapreso iniziative viticole nel cuore del Derthona Timorasso. Nessuna certezza sull’origine del nome, dei suoi legami varietali, gli studi sul DNA non riescono ancora a dimostrare legami con altre vitis vinifera. Il Consorzio ora gioca una carta in controtendenza, per un vino da uve a bacca bianca, mettendo in vendita alcune selezioni Riserva 3 anni dopo la vendemmia.

Derthona Due.Zero, la riscossa del Timorasso - Sapori News

«Suolo, microclima, artigianalità dei vitivinicoltori, ma anche un vino che basa la sua singolarità sul tempo, la pazienza di accudire la vite rispettando il ritmo delle stagioni, mirare alla qualità, senza fretta proprio perché – ha ribadito Walter Massa, storico cultore, primo a sperimentare la coltivazione e vinificazione del Timorasso – è il tempo che sancisce la differenza». Infatti se in gioventù risulta corposo e piacevole, dopo 5 anni di affinamento in bottiglia emergono note di equilibrio, potenza, finezza e intensità. L’invecchiamento accentua le tipiche note aromatiche, minerali e l’idrocarburo.

Un vino bianco che sfida dunque anche un lungo affinamento. La ‘masterclass’ della degustazione comparativa – curata da Gianni Fabrizio, giornalista del Gambero Rosso – ha entusiasmato i partecipanti che nel bicchiere hanno trovato versioni di Timorasso con alle spalle anche 10 vendemmie.

Derthona Due.Zero, la riscossa del Timorasso - Sapori News Il primo vino Archetipo 2014 di Ezio Poggio, la sua selezione proveniente dalla Val Borbera, aveva sentori di agrumi, poi di grano e cereali, una scia di spezie, era corposo, sapido, strutturato e persistente alla beva.
Il secondo Timorasso 2013 di Vigneti Massa, dell’attuale sottozona Monleale, aveva più struttura del precedente, aveva profumi di fiori d’acacia, di tiglio e agrumi. Il sorso era fresco, sapido, quasi rotondo e con note idrocarburiche nel lungo finale. Decisamente emozionante !
A seguire I Carpini 2010, dalla Val Curone più in altitudine, dove dopo le note di agrumi, piante aromatiche, biancospino e un accenno d’idrocarburi chiudeva con un accenno balsamico. Il gusto era ancora di ottimo equilibrio tra freschezza e sapidità, perfettamente proiettato verso un finale aromatico.
Il quarto vino è stato di Andrea Mutti con il suo Castagnoli 2010. Agronomo ed enologo, con la cantina a Sarezzano in Val Grue, fra i primi a seguire Walter Massa dal 1994, ci ha proposto la sua versione dove ai ricordi di frutta si alternava un sentore quasi di melone, poi di erbe, poco dopo di pietra e chiudere un sentore floreale.
L’assaggio è stato equilibrato tra la struttura, la sapidità e la freschezza per un vino che senza dubbio può essere definito un vino ancora perfetto e speciale.
Chiudeva questa degustazione Claudio Mariotto con il suo Derthona 2010, proveniente anche lui dalla Val Grue. Dopo i fiori gialli come la mimosa, frutta e agrumi, seguivano note minerali. La bocca era dapprima salata, poi fresca, piacevolissima e dalla impressionante lunghezza.
Senza dubbio la degustazione di questi 5 vini a Derthona Due.Zero ha messo in evidenza il legame tra vitigno e territorio, dimostrato la straordinaria alla longevità dei vini di Tortona, la loro magica tipicità.

di Giovanna Moldenhauer

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