“Le cose o le facciamo o non le facciamo proprio”
La Cantina Conti Zecca di Leverano, in provincia di Lecce in Puglia ha proprio questo semplice ma efficace slogan come motto di famiglia. La storia del ramo salentino della famiglia Zecca risale agli anni Ottanta del XVI secolo, quando da Napoli si trasferì a Leverano. La famiglia Zecca si dedica quindi da oltre cinquecento anni alla produzione viticola, accrescendo le proprietà e sviluppando il commercio in circuiti sempre più ampi, anche verso l’estero.
Degli 800 ettari di terreno di proprietà dislocati tra le province di Lecce e Brindisi, 320 sono vitati e si suddividono in 4 tenute: Donna Marzia , Saraceno, Santo Stefano, Cantalupi. I primi tre vigneti si trovano a Leverano, mentre la tenuta Cantalupi si estende nel cuore della zona DOC di Salice Salentino. Per l’affinamento l’azienda ha una bottaia in un locale interrato e termo condizionato di 60 botti di rovere e oltre 1800 barrique.
I vitigni autoctoni sono: negroamaro, primitivo, aglianico, fiano, malvasia bianca e nera e vermentino . Questi i vini, suddivisi in Territorio: Liranu, Mendola, Calavento, Rifugio e Venus; vini Icona: Nero, Terra, Luna e Rodinò e le classiche bollicine che oggi sono così richieste: Sud Est Bianco e Rosato.
L’Azienda Agricola pone particolare attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e da diversi anni è impegnata a condurre i propri vigneti attraverso un’agricoltura di precisione, che significa fare solo quello che serve, solo dove e quando serve, in modo da raggiungere un equilibrio tra sostenibilità ambientale, etica ed economica. Il Conte Francesco Zecca ci chiarisce che: “I nostri vini hanno una base di sostenibilità siamo stati fra i primi in Italia ad avere il bollino di riconoscimento poi è venuto il biologico di conseguenza, la nostra è un’azienda molto grande stiamo facendo questa trasformazione un po’ lentamente in quanto è una trasformazione complicata e molto impegnativa se si vuole fare bene queste cose poiché o si fanno bene o non si fanno proprio. Abbiamo abbinato i nostri vini alle canzoni di Antonello Venditti, questa estate abbiamo avuto una nutrita attività culturale che si sposa molto bene con il nostro concept aziendale che considera i vini come parte della cultura italiana” .
Abbiamo incontrato Clemente Zecca, il rappresentante più giovane della famiglia, al quale chiediamo:
Qual è la percentuale di bottiglie venduta sul mercato italiano? Quali sono le mete principali dei vostri vini? Quali sono i vostri vini più venduti all’estero?
“Il 60% della produzione totale è venduta in Italia. Abbiamo una distribuzione diretta in Puglia, mentre nel resto d’Italia collaboriamo da vari anni con il Gruppo Meregalli, leader nella distribuzione di vini e distillati. La restante parte è destinata all’estero, dove siamo presenti principalmente nel Nord Europa, Giappone, Stati Uniti e Russia. I vini più venduti sono principalmente i rossi, in particolare quelli a base primitivo che è il vitigno pugliese più conosciuto e a base negroamaro, che in questo luogo, riesce ad esprimersi in modo assolutamente territoriale.
I mercati emergenti e potenziali sono diversi e anche all’estero stiamo cercando, nel nostro piccolo, di far conoscere le potenzialità e la bellezza dei nostri vini”.
Quanto è importante oggi per un’azienda come la vostra l’attenzione verso la sostenibilità ambientale?
“L’attenzione verso queste tematiche è ormai imprescindibile. Siamo un’Azienda Agricola e quindi seguiamo e controlliamo tutta la filiera produttiva. Ma la sostenibilità va oltre questo tipo di definizioni. Come viticoltori e viticultori, sentiamo la responsabilità di consegnare alle generazioni future un ambiente sano e il cambiamento climatico a cui stiamo assistendo è un ulteriore incentivo a raggiungere questo obbiettivo. Adesso è tempo di ridare vita ai terreni, cercando di coltivare piante più resistenti a fenomeni atmosferici oramai più violenti e imprevedibili. La pianta è come un bambino: se lo si fa crescere sotto una campana di vetro, si indebolisce e non svilupperà mai delle difese; la pianta, allo stesso modo, va sì aiutata e curata, ma senza stressare troppo la sua costituzione, affinché rafforzi naturalmente il suo sistema immunitario”.
Quali sono le pratiche che mettete in atto?
“Già dalla scorsa vendemmia, tutte le uve coltivate nella nostra azienda sono garantite dalla certificazione di Sistema di Qualità Nazionale per la Produzione Integrata, assegnata dal Ministero delle Politiche Agricole. Siamo stati tra i primi in Italia a credere in questo progetto e ottenere la certificazione, per comunicare al consumatore che le tecniche agronomiche che utilizziamo hanno il minor impatto possibile sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. Inoltre, da tre anni stiamo procedendo con la conversione biologica di alcuni ettari, in collaborazione con la Stazione Sperimentale per la Viticoltura, coordinata dall’agronomo Ruggero Mazzilli. Alcune delle pratiche che utilizziamo sono l’inerbimento con orzo e trifoglio, in miscele diverse a seconda dei terreni, per dare maggiore elasticità al suolo; con una corretta gestione dell’inerbimento si evita anche l’eccessiva traspirazione dell’umidità dal terreno, che trattiene in modo ottimale le piogge invernali, ricorrendo all’irrigazione di soccorso solo in periodi di estrema siccità. Abbiamo messo al bando diserbanti e prodotti fitosanitari, adoperando il diserbo meccanico e l’uso di prodotti di copertura come rame e zolfo e non prodotti sistemici. Inoltre, utilizziamo compost organici realizzati con residui di potature e vinacce per integrare i concimi: in questo modo chiudiamo il cerchio, facendo ritornare nel vigneto quello che precedentemente gli era stato tolto. Il nostro obiettivo non è solo ricevere la certificazione di agricoltura biologica: un bollino in più sull’etichetta non ha nessun valore se non è chiaro al consumatore il nostro progetto, cioè quello di apportare l’equilibrio all’interno dei vigneti e di incrementare la biodiversità del suolo”.
Quali sono i progetti per il futuro di Conti Zecca?
“Siamo in piena fase di riprogettazione del packaging di alcuni nostri prodotti di punta. Non è solo un’operazione di marketing o di rinnovo ma rientra nel progetto più ampio di raccontare con quanti più strumenti a nostra disposizione le caratteristiche del nostro territorio, di cui non si parla mai abbastanza. Il mio personale impegno è di proseguire quanto già avviato dalla mia famiglia con ancora più convinzione e forza: raccontare le differenze e le peculiarità di territorio espresse dai nostri vini e vitigni. Abbiamo tutti i requisiti per poterlo fare!
A livello commerciale cercheremo di penetrare in altri mercati, cercando di essere più presenti in modo da testimoniare in prima persona il lavoro svolto. Incrementeremo anche le collaborazioni sul territorio, creando, ad esempio, appositi e costanti appuntamenti con ristoratori, enotecari, sommelier e altre figure che ruotano attorno al mondo del vino. Se si è forti in casa propria si hanno solide basi per lavorare al meglio anche fuori”.
Dunque il segreto di famiglia è non solo fare le cose bene ma anche orientare ogni investimento alla valorizzazione dei vitigni autoctoni del Salento, avere un ruolo attivo nella conservazione e nella valorizzazione della storia e delle tradizioni culturali del territorio, nonché curare la campagna e la cantina per una sostenibilità ambientale, etica ed economica poiché è noto che un buon vino proviene da una buona terra.
“Le cose o le facciamo o non le facciamo proprio”. Quello che potrebbe sembrare lapalissiano (ndr dal nome del maresciallo Jacques de Chabannes, signore di Lapalisse) non sempre lo è per tutti, impegnati a produrre di tutto e di più pur di vendere.
Harry di Prisco