Damiano Calò ha scelto di promuovere i suoi rosati Rosa del Golfo abbinandoli ad alcuni piatti di Trippa Milano.
Il primo in ordine di uscita dei vini è stato Rosa del Golfo 2017 (in chiusura d’articolo una breve storia della cantina ne racconta l’origine) da uve Negroamaro e Malvasia Nera Leccese coltivate ad alberello pugliese su terreni prevalentemente argillosi, vinificato in acciaio dai profumi fragranti di frutta e fiori, dalla beva fresca e morbida, equilibrata e dalla persistenza fruttata. A seguire negli anni 2000 il Brut Rosé Metodo Classico da Negroamaro e Chardonnay con una permanenza di 30 mesi sui lieviti, un naso fine con note di piccoli frutti rossi e un palato morbido, dove la freschezza regala un sorso molto piacevole. Il terzo rosato è il Mazzì 2016, vino rosato frutto di ricerca e sperimentazione che viene sottoposto ad un periodo di affinamento in legno. L’uvaggio è composto per il 90% da Negramaro e il restante 10% da Malvasia Nera leccese. Il vino viene fatto fermentare in tonneau da 550 litri di legni differenti, fra cui ciliegio,castagno e rovere. La vinificazione avviene con il tradizionale metodo a lacrima, con la fermentazione alcolica svolta da lieviti autoctoni in fermentini di cemento sino a quando il vino assume la classica colorazione. Al termine della vinificazione resta nelle botti ancora per 5-6 mesi per poi riposare ancora per alcuni mesi in bottiglia. Ai profumi fruttati di piccola frutta rossa una nota speziata e a chiudere lieve floreale. L’assaggio è morbido, fresco e decisamente peristente.
La degustazione è iniziata con il Brut Rosé Metodo Classico abbinata alla Trippa fritta con rosmarino di Trippa Milano con Diego Rossi chef.
Nei calici è poi stato proposto Rosa del Golfo, un grande classico sempre molto piacevole che ha preceduto Mazzì, l’ultimo nato che ci ha davvero conquistato. A supporto è stato servito un risotto giallo con midollo in un abbinamento assolutamente perfetto.
Rosa del Golfo
L’azienda fondata oltre due secoli fa da Leopoldo Calò, affonda le sue radici nelle magiche e incontaminate terre del Salento. Egli avviò la coltivazione di un piccolo appezzamento terriero con viti e ulivi, iniziò a produrre vino e olio, diede il via alla tradizione di famiglia che è arrivata poi fino a oggi.I Calò hanno presto iniziato a pensare a come far giungere a un numero sempre crescente di persone il proprio vino aprendo, negli anni ’30, una filiale commerciale in provincia di Varese, per distribuire così anche al nord e in Francia, i vini di famiglia. Il 1963 è stato poi l’anno dell’ingresso in azienda di Mino Calò, arrivo coinciso con la produzione della prima bottiglia di rosato chiamata Rosa del Golfo. Un nome così poetico si sposava perfettamente alla bontà del vino prodotto e rappresentava al meglio le tonalità dello stesso. In seguito, il 1988, segnò un passaggio fondamentale per l’azienda. Mino decise di cambiare il nome della stessa, certo che l’impronta dei Calò sarebbe comunque e in ogni caso rimasta, puntando piuttosto a legare il proprio futuro al vino fra i più conosciuti nel Salento, a quel prodotto che per colori e sapori era l’emblema e il manifesto perfetto della storia di famiglia. L’azienda, che non ha mai smesso di produrre vini di qualità unendo perfettamente tradizione e innovazione, si dedica alla promozione dei vitigni autoctoni, nel solco della continuità e di una viticoltura il più naturale possibile, con basse rese per ettaro e un utilizzo minimo di antiparassitari.
di Giovanna Moldenhauer