A Frutti Antichi, la famosa manifestazione che nel Castello di Paderna raccoglie da tempo i migliori produttori di piante, frutti e legumi recuperati dall’obblio, oltre a poetiche e saporite qualità di mele, pere, uva e quant’altro esposti nella loro livrea autunnale, quest’anno si è trovato del vino, speciale, naturalmente.

La storia della sua ri-nascita è stato l’argomento di un’interessante conversazione open air svoltasi tra Pierluigi Pettorelli, proprietario del castello  e Domenico Cuneo di Cascina Gnocco davanti allo stand di quest’ultimo, nell’area mercato ricavata per l’occasione nel parco. Si è trattato di una storia raccontata a due voci dal titolo “Una battaglia vinta: un antico vitigno autoctono dimenticato, inserito nel registro nazionale delle varietà di vite”.

 A frutti antichi la Mornasca, la riscoperta di un antico vitigno autoctono, dimenticato. - Sapori News

L’azienda agricola produttrice, tuttora a conduzione familiare, è nata nel 1923 con l’acquisto da parte del bisavolo dell’attuale proprietario a Torricella Verzate, adiacente a Mornico Losana nell’Oltrepò Pavese. Tra i vitigni coltivati c’era l’“Ugò ad Murnig”, l’uva appunto di Mornico, uva autoctona, denominata dagli anziani “paga debit”, perché molto produttiva e molto resistente, anche ai marciumi dovuti a piogge persistenti, perché radicata nel territorio. Assai diffusa in zona ai tempi, era stata poi espiantata dai più, per lasciar spazio ad altri vitigni, cadendo nell’oblio, con il susseguirsi delle varie generazioni di vignaioli. Riscoperta casualmente, e studiata avvalendosi delle moderne tecnologie  dall’Università di Milano, è ora inserita nel registro nazionale delle varietà di vite con il nome di “Mornasca”. Una scoperta che ha mutato la filosofia dell’azienda che ora concentra la propria energia nel coltivare esclusivamente vitigni tipici del territorio, limitando la produzione a vantaggio della qualità. Con l’uva “Mornasca”, vinificata in purezza, si produce il Rosso Orione e lo Spumante Rosato di cui è interessante citare il processo di lavorazione. Dopo la raccolta, a inizio settembre, quando l’uva presenta ancora poco colore, un’acidità elevata e una bassa gradazione, “l’uva viene immediatamente pressata seguendo un ciclo di pressatura soffice a un massimo di 0,5 bar. Seguono una leggera chiarifica e fermentazione a una temperatura massima di 21-23 gradi. Dopo la fermentazione primaria viene effettuata una filtrazione molto profonda del vino così ottenuto, quindi il vino viene raffreddato e lasciato affinare in acciaio. L’estate seguente, si aggiungono gli zuccheri necessari e i lieviti selezionati, quindi si procede all’imbottigliamento. Dopo la seconda fermentazione, comunque non prima dei diciotto mesi, vengono eseguite le operazioni di remuage e sboccatura, con l’aggiunta della liqueur d’expèdition, quindi si procede a una nuova tappatura con sughero. Terminato un ulteriore periodo di riposo di circa sei mesi, lo spumante è pronto per essere degustato”.A frutti antichi la Mornasca, la riscoperta di un antico vitigno autoctono, dimenticato. - Sapori News

 Un brindisi è dovuto all’iniziativa tipica italiana, all’insegna degli antichi versi pascoliani “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico…” e, perché no, alla biodiversità.

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Testo e foto di Maria Luisa Bonivento