Gli ambienti, con affreschi e graffiti, riproducono una domus e un thermopolio, mentre il personale di sala è in abiti d’epoca
“Far rivivere l’antica Pompei” questo il motivo che ha spinto Nello Petrucci insieme ad un gruppo di amici, a fare una ricerca sui testi antichi insieme allo chef Roberto Lepore, per consentire di poter provare i cibi degli antichi cittadini di Pompei.
Racconta Petrucci “era una cosa che avrei voluto fare da bambino, avrei voluto vivere questa esperienza quando marinavo la scuola”. Il nostro interlocutore immagina che sotto il ristorante potrebbe esserci davvero un’antica osteria, data la vicinanza con gli scavi dell’antica Pompei.
È stato presentato Pompei, a pochi metri dall’area archeologica, “Caupona” (dal latino, “locanda, osteria”), il primo ristorante “archeo-esperienziale”, completamente ispirato all’antica città romana distrutta dal Vesuvio, dove un pranzo o una cena diventano una vera e propria immersione negli usi e nei costumi in voga nella Pompei di duemila anni fa.
Ecco perché le bevande e i cibi, ovviamente ispirati alle ricette del De Re Coquinaria di Apicio, da “Caupona” vengono serviti in piatti e coppe di terracotta da personale di sala vestito in costumi d’epoca ( anche un avvocato del luogo, appesa la toga da legale, la sera veste quella da servitore) per rendere l’esperienza, non solo enogastronomica, ancora più unica e coinvolgente. Ma anche tutto il resto è stato studiato e realizzato per riprodurre, fin nei minimi particolari, le caratteristiche di una locanda e di una casa di epoca romana.
La realizzazione del progetto – nato da un’idea dell’artista e scenografo Nello Petrucci e Francesco Di Martino, appassionato di cucina – ha richiesto circa un anno e mezzo di lavoro. Il ristorante sorge in una costruzione ad un solo livello, ottenuta dalla ristrutturazione di un casale rurale in via Masseria Curato, che riproduce fedelmente, all’interno e all’esterno, un edificio della Pompei antica.
L’accogliente giardino di “Caupona” si rifà a quello di una domus, con una fontana zampillante circondata da cipressi, viti, rosmarino, aranci e limoni; sulle pareti dell’edificio campeggiano prezziari (in assi e sesterzi), graffiti e scritte elettorali che ricalcano quelle di una tipica osteria pompeiana di via dell’Abbondanza.
L’interno del ristorante, riprende il Termopolio di Vetuzio Placido, nonché la bellissima Domus di Marco Lucrezio Frontone. Tutti i dipinti murali e gli affreschi sono stati riprodotti a mano, come usavano fare anche i “copisti” dell’antica Pompei, dall’artista pompeiano Rosario Lamberti, coadiuvato da Rosario Esposito.
La filosofia gastronomica di “Caupona” è chiaramente ispirata alla tradizione di Apicio, ma il menù – appositamente realizzato dagli chef Roberto Lepre e Vincenzo Russo – offre due possibilità. La prima prevede ricette strettamente legate a quelle antiche, ma chiaramente rivisitate in chiave moderna. Un’altra possibilità è offerta da un menù più tradizionale in cui i piatti conservano solo delle “sfumature” di antichità. Il vino della casa è il Falerno, quello maggiormente diffuso nella Pompei romana. I posti interni sono 40 ed altrettanto quelli del giardino. Il cliente si immerge nell’atmosfera dell’antica Roma coinvolgendo i cinque sensi, affreschi, musica, tatto, gusto, tutto contribuisce a fare un salto nel passato di duemila anni. L’antica cucina non poteva essere ripresa letteralmente, pertanto si sono fatti degli esperimenti inserendo ad esempio la pasta ed il pomodoro. E’ il cliente che decide se mangiare un pasto tutto dell’antica Roma o solo alcune pietanze. Il vino dei Romani era così denso che andava allungato con acqua (a volte di mare), pertanto occorreva venire incontro ai gusti di oggi.
Ma cosa mangiavano questi Romani ? Il menù (che presto sarà scritto su di un rotolo di papiro) riporta ad esempio i seguenti piatti: quaglia nel nido di Trimalcione; zuppetta di ceci con crostone di pane al gaurum ed olio aromatizzato al prezzemolo; mezzo fusillo al ragù bianco di coniglio, aria di panna acida e polvere di arancia; involtino di spada; lingotto di dentice, crema di melanzane a funghetto e peperoncino di fiume ripieno, una vera specialità, e, per finire: latte in piedi allo zenzero, crema di fichi e pane croccante (ovviamente ) romano.
Harry di Prisco