Alce Nero ha portato al Festival dell’Internazionale la testimonianza di un’agricoltura (biologica) che sta cambiando il mondo

Alce Nero, il marchio di oltre mille agricoltori e apicoltori biologici, impegnati, dagli anni ’70, in Italia e nel mondo, nel produrre cibi buoni, sani e che nutrono bene, ha portato al Festival dell’Internazionale a Ferrara tre momenti dedicati alla narrazione di un’agricoltura (biologica) che cambia il mondo e declinati in Terra come libertà, vita e casa.

Un Teatro Nuovo di Ferrara gremito di persone, quasi 1000 partecipanti, per l’incontro TERRA È CASA, a cui hanno preso parte Lucio Cavazzoni, Presidente di Alce Nero, Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, Marisol Espinoza Cruz, Vicepresidente della Repubblica del Perù e Hugo Valdes, Direttore di Cooperativa Sin Fronteras.

La terra è al centro della nostra produzione, ma la molla per cui un agricoltore decide di diventare biologico non è solo quella di lavorare la terra in maniera diversa, ma soprattutto di sperimentare nel suo campo la società che vorrebbe, una forma di equilibro ed equità fra lui e la fertilità dell’ambiente che deve mantenersi e non impoverirsi. Ci meritiamo l’appellativo biologico perché la nostra agricoltura è per la vita, mentre l’agricoltura chimica distrugge la terra: l’agricoltura biologica è innanzitutto un’agricoltura di pace”, ha dichiarato Lucio Cavazzoni, affrontando così un tema molto dibattuto sulla necessità di preservare le risorse.

Una tematica che ricorre anche nelle parole di Don Luigi Ciotti: “Occorre una nuova coscienza ecologica che restituisca alla terra la sua anima. E’ quest’anima che ci ha fatto riconoscere il sogno di un siciliano, Pio La Torre, che negli anni ’80 grida quanto sia importante togliere i patrimoni a chi li ha messi insieme con la violenza. E un altro siciliano, don Luigi Sturzo, nel ’900 dice che la mafia ha i piedi in Sicilia ma forse la testa a Roma”.

Questa lotta, e il forte impegno di cambiare davvero il mondo partendo dall’agricoltura raggiunge il suo massimo attraverso la voce di Marisol Espinoza Cruz, che vede nel progetto condiviso con Alce Nero la possibilità di portare la lotta per i Diritti alla Terra sul piano del sociale. “La nostra lotta all’illegalità parte dalla madre terra, salvando gli agricoltori peruviani dalla droga e indirizzandoli verso le coltivazioni bio di cioccolato, caffè e canna da zucchero. Sono molto orgogliosa di potervi raccontare delle storie virtuose che riguardano il mio Paese. Ho potuto verificare che coltivare cibo sano cambia la vita delle persone, delle famiglie. Molti contadini si sono uniti in cooperative, hanno creato delle associazioni di produttori, hanno realizzato macchine per la produzione, hanno abbandonato i pesticidi. Queste persone non sono più solo contadini, ma produttori orgogliosi di vendere alimenti buoni e sani. Abbiamo visto che questo cambiamento si è trasformato anche in un miglioramento dal punto di vista politico e molte piantagioni di coca sono state riconvertite in piantagioni di cacao e caffè. Anche le donne hanno tratto grandi cambiamenti da questa riconversione che ha permesso loro di emanciparsi”.

Chiude la serata la proiezione di un cortometraggio inedito girato in Perù lo scorso inverno, che sigilla con forza la testimonianza reale di una società che, grazie all’agricoltura biologica, conosce ora la speranza di un’economia pulita e legale.