Similare sarà lei! A Tuttofood i produttori non DOP in convegno - Sapori News I produttori del settore alimentare italiano i cui prodotti non fanno parte del sistema delle denominazioni di origine protetta scendono per la prima volta in campo per difendere i loro meriti e il carattere innovativo di un approccio imprenditoriale capace di mettere davvero al centro il consumatore, a differenza del sistema delle DOP che “per legge, deve perseguire più il reddito dei produttori di materia prima che l’interesse del consumatore, non sempre coincidenti”. La tradizione, infatti,  non è un’esclusiva del mondo delle DOP.

 Accade nel corso di Tuttofood, la più importante Fiera dell’alimentare italiana che si svolge a Milano durante il convegno “Similare sarà lei! Come e perché i formaggi non DOP rappresentino vera tradizione e formidabile beneficio per consumatori e mercato”, organizzato da Brazzale, la più antica azienda casearia italiana, attiva nel Consorzio del Grana Padano fin dalla sua fondazione e, dal 2003, produttore del formaggio a marchio d’impresa Gran Moravia.

 “Dire che il mondo al di fuori dalle DOP non è tradizione significa negare la storia e l’evoluzione dei nostri prodotti“, spiega Roberto Brazzale, la cui famiglia opera nel settore del latte dalla fine del ‘700.

Come spiegato dal professor Germano Mucchetti, docente di tecnologia casearia all’Università di Parma, nel corso degli ultimi trecento anni il formaggio grana ha vissuto una serie di incredibili e continue evoluzioni, sia relativamente alla sua fattura, sia nelle tecnologie di produzione.

Si pensi per esempio che nel 1922 il totale della superficie destinata alle coltivazioni di foraggio era superiore ai 9 milioni di ettari, mentre oggi è ridotta a circa 6 milioni e 400 mila, a fronte di una produzione enormemente cresciuta grazie all’affermazione del mais come foraggio. Non solo: persino la classica forma di grana come tutti la conosciamo, nell’arco dei secoli è decisamente cambiata, passando dai 13 kg nel XV secolo (quando era alta solo 8 cm) agli oltre 30 kg attuali (per un’altezza di 21 cm).

 “La tradizione non è il disciplinare, ha spiegato Alberto Mingardi, Direttore Generale dell’Istituto Bruno Leoni, si tratta di un processo lungo e dinamico. Noi oggi stiamo discutendo di una tradizione che si cristallizza per via delle norme. La tradizione è qualcosa che muta, che cambia e si evolve. C’è da dire che all’interno di un Consorzio non c’è una vera concorrenza leale ma piuttosto una collaborazione tra diversi produttori“.

Secondo Brazzale “Ciascuna delle caratteristiche dei prodotti DOP possono benissimo ritrovarsi anche in quelli non DOP. L’unico tratto distintivo esclusivo della DOP è la sua natura di “istituzione consortile”, creata dalla legge per sostenere il reddito dei produttori di materia prima. E’ una formula organizzativa alternativa e diversa da quella delle imprese  singole, che invece offrono innumerevoli vantaggi nel perseguire il massimo risultato per il consumatore. Noi lo abbiamo sperimentato operando in entrambi i sistemi. E’ la soddisfazione del consumatore l’obiettivo cardine delle produzioni non DOP come il nostro Gran Moravia, e solo ottenendo questo gradimento riusciamo a lavorare con risultato“.

Brazzale ha poi proposto di superare il termine “similare”, che è usato con valenza spregiativa disconoscendo il prezioso ruolo che tali produzioni rivestono per il mercato e i consumatori. “I nostri prodotti sono un’evoluzione della stessa tradizione delle DOP. Siamo noi che non vogliamo essere confusi con le DOP, perché il nostro sistema è più efficace nel garantire al consumatore la migliore evoluzione del prodotto. D’ora in poi onestà intellettuale vorrebbe che i nostri prodotti fossero definiti “Formaggi  a Marchio d’Impresa”, e che per i formaggi grana venisse ripristinata una terminologia di genere che permetta di identificare inequivocabilmente nell’uso comune questa straordinaria categoria di formaggi. Volendo ancora utilizzare il termine similare, dovremo per lo meno completarlo con il relativo termine di paragone e definire i nostri formaggi “similari del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano“.