Questa settimana all’interno della sezione Le Buone Nuove del blog  ilbuonodelfriuli.attems.it si parla di Maniago e in particolar modo delle COLTELLERIE che vi hanno sede, del Consorzio, del Museo e del Distretto che sono nati per tutelare e divulgare la tradizione delle botteghe che producono arnesi da taglio.Il buono del Friuli nella ‘fucina’ di Maniago - Sapori News

 

L’articolo permette di scoprire l’origine delle prime coltellerie maniaghesi e di delineare il percorso per cui  questa sorta di “fucina di Vulcano” dal Quattrocento ad oggi ha forgiato lame e altre mille gamme di ferri battuti divenendo una fra le città al mondo di maggiore fame in questo nobile artigianato.

Di seguito l’articolo integrale:

È la piccola Toledo d’Italia, Maniago, un antichissimo e delizioso borgo sito lungo la Pedemontana del Friuli occidentale, in provincia di Pordenone, che appare come una quinta teatrale concepita per animare uno spettacolo in costume, con tanto di dame, cavalieri e giullari di corte. Camminando per le stradelle e le viuzze del centro storico, tra un palazzo nobiliare e una casa da signore, tra la gotica Collegiata e il sontuoso palazzo D’Attimis si ‘insinuano’, numerose botteghe che espongono coltelli, pugnali e altri arnesi da taglio a ribadire di un artigianato di cui la città si fa vanto e che ebbe inizio (possiamo addirittura essere esatti) nel 1453, quando il conte Nicolò di Maniago, signore del luogo, ottenne dal Magistrato delle acque di Venezia il permesso di incanalare in una roggia l’acqua del torrente Còlvera. La cosa prese subito un buon avvio con la costruzione di numerosi batti ferri (in antico dei grandi magli per battere il ferro a caldo) e da lì a poco Maniago prese a produrre strumenti per l’agricoltura ma anche spade e armi d’asta per la Serenissima. Una sorta di ‘fucina di Vulcano’ che dal lontano Quattrocento ha forgiato lame e altre mille gamme di ferri battuti sino a essere ritenuta una fra le città al mondo di maggior fama in questo nobile artigianato. Oggi, oltre a molti singoli artigiani con la passione di una tradizione che si tramanda da lontanissime generazioni, l’economia maniaghese può far forza su alcune aziende, sempre di taglio artigianale, ma pronte a sostenere la forte richiesta italiana e soprattutto straniera. I mercati di maggior richiamo per le lame locali sono quelli statunitensi e tedeschi ma non mancano richieste da altre parti d’Europa e perfino dall’Estremo Oriente, dove, si sa, c’è una tradizione altrettanto nobile. Insomma, anche in questi tempi di paurosa crisi economica, questa piccola produzione di alta gamma sembra tener botta proprio grazie a un’immutata qualità e alla grande intraprendenza delle aziende fabbrili. Insomma un ‘ferro’ di Maniago non è un ferro qualunque ma una griffe che nel tempo non ha avuto flessioni.Il buono del Friuli nella ‘fucina’ di Maniago - Sapori News

Naturalmente c’è un Consorzio, composto da 46 aziende, che tutela i nostri manufatti, adoperandosi per il controllo della qualità e la divulgazione di questo artigianato. E poi l’ASDI Coltello Maniago, un distretto che si pone il fine della promozione e lo sviluppo delle imprese appartenenti al settore e aventi sede nei comuni di Arba, Cavasso Nuovo, Fanna, Maniago, Meduno, Montereale Valcellina, Sequals, Vajont e Vivaro. E non poteva mancare un attivissimo Museo dell’arte fabbrile e delle coltellerie, allestito nel 1999 proprio nel grande edificio che nel 1907 fu eretto per ospitare la prima grande manifattura per la fabbricazione di coltelli e altri ferri che “raccoglie strumenti e ambienti di lavoro, macchinari imponenti che rammentano le fatiche sopportate, materiali e tecnologie che raccontano lo sviluppo industriale di simile lavorazione. Gli elementi distintivi: il coltello e la sorella forbice sono esposti in un percorso di allestimento che ne valorizza le forme, le molteplici funzionalità, lo sviluppo, l’estetica e il design. Dal 2003 il Museo e il Comune di Maniago lavorano in stretta collaborazione con l’Università di Udine, il Centro di catalogazione regionale e SIMBDEA per promuovere attività di ricerca, formazione, aggiornamento e divulgazione.”Il buono del Friuli nella ‘fucina’ di Maniago - Sapori News

 

 Dal museo un‘anticipazione. In agosto si annuncia una bella mostra ‘al femminile’, dedicata alle forbici, manufatto storicamente assegnato al gentil sesso: “si documenteranno le diverse forme e utilizzi, si ricostruirà la storia maniaghese legata a questa produzione, il rapporto con gli altri centri italiani specializzati e le relazioni commerciali con aree geografiche dove si sono sviluppati particolari mestieri che prevedono l’utilizzo delle forbici.” La mostra chiuderà ad ottobre. Ad un prossimo appuntamento la presentazione dell’evento.

BLOG IL BUONO DEL FRIULI

Il Friuli, un territorio che parla di sè attraverso i suoi vini, i suoi cibi, le sue radici nella tradizione da cui fioriscono il presente, la sua gente e le sue facce. Il Buono del Friuli è il racconto di tutto questo. Un luogo della rete dove vengono pubblicati con periodicità settimanale (da febbraio 2012) articoli originali, redatti da giornalisti, sui buoni vini e i buoni cibi, certamente, ma anche su indirizzi e itinerari gustosi. Una chiave di lettura attuale su una Regione generosa e ricca di storie buone.

UNA TERRA DI GUSTO

Il buon vino – Il buon cibo – I buoni eventi – Indirizzi Gustosi – L’itinerario – Luoghi Golosi – Voci di gusto – Le buone nuove

I temi trattati nelle otto diverse rubriche ruotano intorno alle peculiarità dell’enogastronomia friulana. Punto di partenza sono i vini, per poi indagare di volta in volta gli abbinamenti con il meglio della produzione agricola indicando dove degustarli o acquistarli, andando, soprattutto, a ritrovare le tracce culturali e antropologiche, le testimonianze e i luoghi che ne spieghino le origini. E poi, gli appuntamenti golosi e le buone notizie intorno al vino e al cibo. Di vino ci parla soprattutto Gianni Napolitano, enologo di Attems. E ancora il ritratto dei prodotti alimentari che hanno contribuito a portare nel mondo il nome di questa terra. Intervistiamo le donne e gli uomini che raccontano i prodotti enogastronomici, la loro storia e il loro valore culturale e segnaliamo gli indirizzi dove gustare quel piatto, dove quella ricetta tipica è meglio interpretata o rinnovata fino a comporre un viaggio nel viaggio, un lungo itinerario da fare in auto, in bicicletta, a piedi oppure in barca o sugli sci.