Avella un territorio che non ti aspetti ricco di storia e cultura millenaria  e  tipicità agroalimentari

Davvero molte sono le eccellenze sparse sul territorio di Avella, comune della provincia di Avellino, che vanno da quelle agroalimentari e quelle monumentali.
È famosa per la coltivazione della nocciola, che prende il nome proprio da questo comune  (in lingua latina il nocciolo si chiama nux avellana, mentre in lingua spagnola, in lingua portoghese e in occitano la nocciola è chiamata rispettivamente avellana, avelã e avelana). Il nome scientifico della nocciola è Corylus Avellana “fonte Species Plantarum 1753”.

Avella e le sue eccellenze - Sapori News

la lavorazione della nocciola

La collocazione è fra le più favorevoli per la coltivazione del nocciolo, alberi  che producono le pregiate “nocciole avellane” (il cui legno è citato da Gabriele D’Annunzio ne “I pastori”)  ai piedi dei monti dei Picentini della catena montuosa del Partenio. Non troppo distante dal famoso Santuario benedettino  di Montevergine,  del XII secolo in cima al monte alto 1270 metri, meta di pellegrinaggi per venerare la Madonna nera di Montevergine. Per arrivare con l’auto bisogna seguire l’autostrada A 16 in direzione Bari, uscire a Baiano, proseguire su SS 7 bis per 3 chilometri.Avella e le sue eccellenze - Sapori News

 

Due sono le aziende agricole che si occupano della trasformazione delle nocciole: “Noccioro” e “Sodano”.   La prima, a conduzione familiare, nasce negli anni ’40, fondata da  Raffaele Maietta, che in modo lungimirante impiantò una coltivazione che in quel periodo era considerata marginale. Anche grazie a lui, essendo stato fin da subito dopo l’inizio dell’attività un attivo vivaista nell’ambito corillicolo, la coltivazione del nocciolo ha iniziato ad espandersi al centro ed al nord Italia. Oggi l’azienda è guidata da Raffaele Maietta, nipote del fondatore, fautore della filiera corta  del prodotto, coltivando e trasformando il raccolto in semilavorati per pasticceria e gelateria,  realizzando creme spalmabili artigianali con varie percentuali di nocciola.
L’azienda ha deciso di lavorare internamente la propria produzione allestendo un impianto di sgusciatura ed un laboratorio di trasformazione, optando per impianti di ultimissima tecnologia atti a non traumatizzare il prodotto in fase di sgusciatura e non alterare  in alcun modo il gusto in fase di tostatura, granellatura, pastificazione e conservazione.

Alla Sodano ci viene incontro  l’amministratore Francesco Sodano il quale così presenta la sua azienda: “La nostra Azienda nasce come attività di trasformazione di nocciole e dei rispettivi semilavorati, granella di nocciole, farina di nocciole e pasta di nocciola, ma nel tempo abbiamo provato prima a valorizzare la nocciola attraverso la produzione di una crema di nocciole priva di olio di palma e di grassi aggiunti e poi abbiamo provato a completare la gamma di prodotti con l’inserimento di altra frutta secca, prodotti spesso difficili da reperire ma sempre molto graditi”.

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Altri prodotti eccellenti sono quelli del caseificio  “La Forestella” che produce formaggi tipici e mozzarella di bufala del proprio allevamento di “bufale avellane”, così chiamate affettuosamente dal titolare che per lui sono i “Nobili” del luogo. Nell’azienda agricola troneggia un vistoso campanaccio dell’800 per significare che le generazioni della famiglia hanno tramandato nei secoli i segreti della produzione casearia. Il nome è quello di una collina adiacente all’azienda agricola dove termina un tunnel – un tempo tenuto segreto – per consentire agli abitanti del castello di San Michele di poter fuggire in caso di assalto del maniero.

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Ad Avella è presente un ristorante raffinato, il “Moera”  di proprietà dello chef  Francesco Fusco e della moglie Diana, la quale si occupa di accogliere con gentilezza i clienti in sala. Fuori c’è una bella terrazza, un bel giardino e persino l’orto “gourmet” a Km 0, dentro l’ambiente è raccolto ed elegante, con  tavoli per trenta clienti.  La cucina è del territorio rivisitata e i menu stagionali con proposte realizzate con materie prime di stagione, accuratamente selezionate.
Questi alcuni piatti in menù: capesante con pistacchio, noci e rapa rossa; uovo di quaglia, curcuma, topinambur e mousse di baccalà; baccalà confit in emulsione al limone ed erbe amare; crudo di gamberi rossi lattuga ripassata e vellutata di cavolfiore;  uovo in camicia, asparagi, pecorino e marmellata di pomodoro; risotto carnaroli con vellutata di piselli, cipolla ramata di Montoro caramellata e “caso muscio”; baccalà con emulsione al limone, cicoria e ravanelli; cestino di frolla composta di mirtilli, crema pasticcera e gelato al fior di latte.
Il must  è l’aglio orsino, utilizzato dallo chef in varie pietanze e che viene venduto al ristorante   in barattolo, detto anche aglio selvatico, dalle ottime proprietà dimagranti e disintossicanti.

 

Harry di Prisco